mercoledì 8 ottobre 2008

Abruzzo, il Pd costretto da Di Pietro a correre da solo.

Guerra al Pd. Di Pietro aveva scelto da tempo la strategia come anticipato in diversi post precedenti. A Roma i democratici non avevano capito, fino a ieri pomeriggio quando anche i maggiorenti del partito hanno inteso finalmente la strategia del leader dell’Idv e hanno iniziato ad attaccarlo frontalmente. Ormai il dado è tratto. Di Pietro lancia Costantini, candidato ufficiale dell'Idv da settimane, nel difficile, ma non impossibile compito, di conquistare più voti del Pd.
Del resto i veltroniani dopo una sconclusionata fase preparatoria alle elezioni, si trovano del tutto isoalati; sia daglialtri partiti dell'opposizione, sia dall’opinione pubblica. L’alleanza con l’Udc appare svanita, anche grazie alla sagacia tattica di Di Pietro che nel momento opportuno ha lanciato un duro attacco al partito di Casini. Cesa impegnato nelle doppie trattative ha deciso di scegliere, e non gli è sembrato vero, il contraente con maggiori possibilità di vittoria, ossia il Pdl, addossato a Di Pietro la responsabilità del mancato accordo, ma lasciando di fatto isolato il Pd. Pd che non può certo scavalcare a sinistra l’Idv e trovare una intesa con Rifondazione Comunista. Di Pietro e Ferrero sono ormai in sintonia tanto è vero che l’11 ottobre anche Rifondazione Comunista parteciperà alla raccolta di firme contro il lodo Alfano organizzata da Di Pietro. Del resto la pregiudiziale delle liste pulite, che il Pd non può accettare, resta un vincolo insormontabile anche per i comunisti.

La strategia di Costantini appare chiara già dalle prime dichiarazioni. Pd e Pdl uguali sono. Del Turco è colpevole già prima del processo e la sua maggiore colpa è quella di essere stato il punto di congiunzione degli interessi partitici ed economici in Abruzzo dell’intera casta politica, ovvero sia del Pd sia del Pdl. Una strategia comunicativa che di fatto vuole attaccare al cuore non tanto la destra, quanto proprio gli ex alleati del Pd, con l’obiettivo di superarli in termini di consensi.

Il Pd è davvero all’angolo. Con la fuga dell’Udc verso il Pdl viene meno anche l’ipotesi di candidare un nome non espressione del partito ma che fosse comunque una garanzia di equilibrio. Adesso toccherà a D'Alfonso trovare in fretta un agnello sacrificale, mandato allo sbaraglio inuna campagna elettorale dove appare certa la sconfitta, accerchiato dallo scontato attacco del centrodestra, ma soprattutto dall’irruenza giacobina dell’Idv.

Di Pietro nel passaggio abruzzese vede uno snodo cruciale della sua strategia di avvicinamento alle europee e di rafforzamento del ruolo di leader carismatico dell’opposizione atiberlusconiana, in prospettiva futura e gioca tutte le sue carte per ragiungere i suoi obiettivi.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Forse, se invece di seguire strategie da guerra fredda, il PD iniziasse a pensare anche ai suoi elettori, non prenderebbe epiche mazzate elettorali.

> Del resto la pregiudiziale delle
> liste pulite, che il Pd non può
> accettare, resta un vincolo
> insormontabile anche per i
> comunisti.

Qualcuno si degna di spiegarmi perché sarebbe così inaccettabile?

abruzzo2008 ha detto...

Grazio per il commento. Non lu può accettare per due ordini di ragioni: uno pratico, i voti dei suoi indagati. E uno di principio: togliere dalla vita politica qualsiasi persona raggiunta da un avviso di garanzia significa mettere nelle mani dei PM la facoltà di scegliere i candidati in qualsiasi elezioni. Siamo ancora uno stato di diritto?