Il Pd è in confusione. Marini e D’Alfonso tarpano i sogni dei desaperesidos abruzzesi del Pd che cercavano il colpo di mano nella seduta di domani del Consiglio Regionale per far slittare il voto a primavera grazie all’abrogazione della legge anti-sindaci. Il colpo è malamente fallito, con danni di immagini ancora più gravi per il Pd.
L’iniziativa ha allargato le distanze con l’Idv. Appare più lontano un accordo. La situazione è ormai al limite della rottura. Rifondazione comunista intanto apre con convinzione al partito di Di Pietro per cercare in tutti i modi di “isolare” il Pd e spingerlo nelle braccia del partito di Casini. L’ipotesi dei tre blocchi prende dunque sempre più quota. Da Roma arrivano ciò nonostante segnali contrastanti. Gli incontri fra Marini, Veltroni e Casini sembrano dare il via libera all’alleanza neo-centrista, ma le nuove uscite del leader dei democratici riavvicinano almeno a livello mediatico le posizioni del Pd e dell’Idv.
In Abruzzo, oltre al candidato presidente, quello che davvero appare dividere i due partiti è la questione morale. Di Pietro vuole tutto e subito: candidato presidente e liste pulite. Il Pd potrebbe rinunciare al candidato presidente, ma non certo ai voti dei suoi maggiorenti, ancorché imbrigliati con la giustizia. Alla fine potrebbe prevalere il buon senso, almeno così spera il Sindaco di Pescara. La proposta di D’Alfonso a Di Pietro potrebbe contenere il via libera per la candidatura di Costantini a patto che l’Idv accetti che nelle liste dei partiti siano inseriti gli uomini scelti dagli iscritti con le primarie, ovvero anche i candidati “avvisati” o “indagati”. Dunque spetterà a Di Pietro l’ultima parola e prendere la decisione finale: allearsi con il Pd e tentare la battaglia per la conquista della regione, oppure creare il fronte della legalità e giocare una battaglia diretta contro il Pd, la sua vecchia amministrazione regionale e i suoi candidati indagati.
L’iniziativa ha allargato le distanze con l’Idv. Appare più lontano un accordo. La situazione è ormai al limite della rottura. Rifondazione comunista intanto apre con convinzione al partito di Di Pietro per cercare in tutti i modi di “isolare” il Pd e spingerlo nelle braccia del partito di Casini. L’ipotesi dei tre blocchi prende dunque sempre più quota. Da Roma arrivano ciò nonostante segnali contrastanti. Gli incontri fra Marini, Veltroni e Casini sembrano dare il via libera all’alleanza neo-centrista, ma le nuove uscite del leader dei democratici riavvicinano almeno a livello mediatico le posizioni del Pd e dell’Idv.
In Abruzzo, oltre al candidato presidente, quello che davvero appare dividere i due partiti è la questione morale. Di Pietro vuole tutto e subito: candidato presidente e liste pulite. Il Pd potrebbe rinunciare al candidato presidente, ma non certo ai voti dei suoi maggiorenti, ancorché imbrigliati con la giustizia. Alla fine potrebbe prevalere il buon senso, almeno così spera il Sindaco di Pescara. La proposta di D’Alfonso a Di Pietro potrebbe contenere il via libera per la candidatura di Costantini a patto che l’Idv accetti che nelle liste dei partiti siano inseriti gli uomini scelti dagli iscritti con le primarie, ovvero anche i candidati “avvisati” o “indagati”. Dunque spetterà a Di Pietro l’ultima parola e prendere la decisione finale: allearsi con il Pd e tentare la battaglia per la conquista della regione, oppure creare il fronte della legalità e giocare una battaglia diretta contro il Pd, la sua vecchia amministrazione regionale e i suoi candidati indagati.