martedì 28 ottobre 2008

Abruzzo, il Pd cede alla strategia di Di Pietro, Costantini candidato.


Il Pd cede al ricatto. In Abruzzo il candidato del centrosinistra sarà l’On. dell’Idv Carlo Costantini. E il Pd non candiderà indagati, neanche quelli che hanno vinto le primarie interne svolte pochi giorni fa. Vittoria strategica di Antonio Di Pietro su tutto il fronte, che ottiene una resa incondizionata da parte dei dirigenti locali e nazionali del Partito Democratico, che alla fine hanno preferito cedere al diktat dell’ex PM, piuttosto che correre in solitudine verso una sconfitta certa ed evidentemente considerata disastrosa sotto ogni profilo.

Di Pietro ora può lanciare il suo candidato nel difficile compito di vincere le elezioni, ma soprattutto nel più probabile compito di ottenere più voti del Pd. Sarà una dura lotta intestina, nonostante l’accordo, sui voti di lista. Una operazione che nelle scorse politiche è riuscita nel feudo molisano di Di Pietro, dove i due parlamentari dell’opposizione sono stati eletti nelle file dell’Idv a danno del Pd. La creazione di un area del paese a forte radicamento dipietrista rappresenta la replica a livello centro-meridionale della strategia leghista. Creare un radicamento territoriale forte e rappresentativo nelle giunte degli enti locali per espandere la propria egemonia politica passo dopo passo e allo stesso tempo accreditarsi a livello nazionale come forza non solo di “protesta”, ma anche capace di esprimere classe dirigente portatrice di una nuova proposta politica. Un percorso che in questi mesi si sta realizzando a danno del Pd. Innanzitutto dal punto di vista dell’erosione del consenso e in secondo luogo nella capacità di dettare i temi e i toni della opposizione fatta da Veltroni. Ancora più significativa è questa alleanza abruzzese che probabilmente includere Rifondazione Comunista ai danni dell’Udc.

La dirigenza del Pd torna a guardare al popolo di sinistra e alla sua mai dimenticata anima “giustizialista” e antiberlusconiana. Perde l’occasione di sperimentare un progetto politico nuovo, di reale matrice moderata e riformatrice insieme all’Udc, che isolato e solo probabilmente vedrà i suoi voti transitare a favore del centrodestra.

Ancora una volta appare la scelta compiuta figlia della contingenza e non della strategia di lungo periodo. Ancora un la dirigenza di si mette alla coda del popolo e non alla sua testa, cercando di guidarlo in un percorso nuovo e difficile certo, ma che avrebbe potuto garantire uno sbocco differente da quello che invece produrrà questa alleanza con l’Idv. Rafforzare Di Pietro allontana il momento della “pacificazione” nazionale e ritarda l’apertura di quella fase di dialogo costruttivo per la creazione di un nuovo modello di democrazia di stampo europeo.

domenica 26 ottobre 2008

Chiodi come Battiato, ha trovato il suo Sgalambro.

Inusuale. La presentazione del programma di Gianni Chiodi ha lasciato esterrefatti e sorpresi. Come davanti ad un piatto di cucina moderna dove gli accostamenti dei sapori risultano improbabili sulla carta. E al palato? Vedremo alla fine della campagna elettorale.

Certo ascoltare prima oratori intrisi di politica politicante come Di Stefano, Piccone e Pastore e poi la semanticamente e filosoficamente acrobatica performance dell’ideologo di Chiodi, professor Girolamo Melis, ha prodotto un effetto estraniante per il popolo del centrodestra in platea. Poi, per fortuna, Chiodi ha tradotto in un linguaggio comprensibile le parole di Melis. “Casa Abruzzo” è la sintesi di un’idea di programma che basa le sue fondamenta su di un approccio non politico e non elettorale. Una ispirazione quella di Melis che ha sedotto l’ex sindaco di Teramo. Sedurrà anche gli elettori abruzzesi?

Mai come in questa campagna elettorale è possibile sperimentare per il centrodestra. Il vento soffia in poppa. Dall’altra parte sono ancora alle prese con le macerie del dopo Del Turco. Dare all’elettorato semantica nuova e visionarie prospettive può essere efficace a patto che anche i riti della politica siano davvero nuovi. E invece la lotta per il listino e per la composizione delle liste elettorali appare un vecchio armamentario della peggiore politica, che il buon Chiodi non sembra saper maneggiare. L’esigenza di riportare tutto a Roma sul tavolo del dominus per risolvere quello che nella periferia dell’impero non si riesce a gestire in autonomia, costringe Chiodi a rimettere i piedi per terra o meglio nella fanghiglia della politica politicante, appunto.

L’idea della regione intesa come unica grande comunità, delle responsabilità e dei doveri affianco ai diritti, della cura dell’altro non appaino poi cose così nuove. Come non ricordare Veltroni e il suo “I care”?
Di nuovo forse c’è il fatto che sono dette da un candidato di centrodestra. L’Abruzzo dunque come laboratorio politico, culturale e sociale per sperimentare quella forma di buon governo che il centrodestra non ha ancora saputo offrire a livello locale? Chiodi parla di un “modello da esportazione” da offrire a Berlusconi. Parole impegnative che sfidano modelli di governo regionale e i loro interpreti del centrodestra che da anni stanno dando ottimi risultati, come in Lombardia e in Veneto. Certo qui è il Pdl senza l’apporto della Lega, a dover dimostrare in caso di vittoria di saper offrire un modello di governo efficiente e coinvolgente, radicato non solo sulla leadership del premier, ma anche sulle proposte programmatiche che offre la classe dirigente locale. Chiodi parla di sussidiarietà e impegno degli agenti sociali. Parole che nascondo dietro l’idea di rendere l’ente Regione più snello e meno invasivo e lasciare ai livelli territoriali più vicini alla comunità la capacità di autogestione e di impegno diretto. Un approccio rivoluzionario per la mentalità degli abruzzesi e dell’elettore tipo del centrodestra.

Gianni Chiodi fra suggestioni ideologiche e semantiche, investiture privilegiate, e compagni di avventura che più dissimili non si può ha lanciato la sua rincorsa alla carica di capo condomino della Casa Abruzzo.

venerdì 24 ottobre 2008

Aspettando Walter.


L’Abruzzo attende la scelta di Walter. Certamente il Pd comunicherà solo a manifestazione di domani conclusa la propria decisione sul caso Abruzzo. La spazio di manovra è strettissimo. Accodarsi all’Idv rinunciando al candidato presidente e ai voti degli inquisiti, che Di Pietro non vuole nelle liste degli alleati, oppure correre da soli in una sfida senza possibilità di vittoria contro il Pdl e sotto l’attacco moralizzatore di Antonio Di Pietro?

In entrambi i casi la possibilità di vedersi sorpassati dalla lista dell’Idv è reale. Veltroni proprio ieri ha stoppato anche l’intesa con l’Udc trovata dai resposabili locali dei due partiti, per tentare sino all’ultimo di giocare le ultime carte di mediazione con l’ex alleato. È stata rilanciata infatti l’idea del candidato espressione della società civile in grado di unire i tre partiti (Udc-Pd-Idv). Ma Di Pietro considera questa posizione un ulteriore allontanamento dalla possibile intesa. Le due condizioni sono chiare: Costantini candidato presidente e niente indagati in lista. Se sulla seconda forse è possibile un minimo margine di trattativa, sulla prima non c’è alcuno spazio.

Il fatto che Veltroni torni a parlare di candidati altri da Costantini potrebbe essere la mossa per cedere sul candidato presidente e ottenere una apertura sui candidati inquisiti. I sondaggi inoltre indicano come la base del Pd desideri una intesa organica con l’Idv non solo a livello territoriale. Per Veltroni la partita è davvero difficile, soprattutto in considerazione del fatto che l’esito elettorale abruzzese condizionerà il dibattito interno all’opposizione nei prossimi mesi, in vista della sfida delle europee.

giovedì 16 ottobre 2008

Abruzzo, Chiodi vs Costantini.

Chiodi per il Pdl, Costantini per l’Idv e probabilmente per tutto il centrosinistra. L’Abruzzo ora conosce i due sfidanti alla carica di governatore.
La strategia del silenzio ha premiato Gianni Chiodi. Dopo le dimissioni da Sindaco di Teramo l’ora candidato del Pdl ha trascorso un mese di intenso lavoro sotterraneo, lasciando poco spazio alle apparizioni mediatiche. Alla costruzione della candidatura attraverso la logica della visibilità ha preferito la strategia del riserbo e della sobrietà. Si è concentrato su un lavoro di “presentazione” ai vertici del partito di Forza Italia, la cui scarsa consuetudine all’inizio sembrava potesse essere un limite. Prima a Gubbio, poi meticolosi incontri romani, hanno consentito ai maggiorenti del partito di Berlusconi di verificare le doti positive, politiche e umane, di Chiodi.
Forte nei sondaggi, portatore di una dote amministrativa incentrata sulla capacità riformatrice e sulla apertura al dialogo, appare il personaggio migliore nel centrodestra per rivestire la figura del “civil servant” prestato più che alla politica, alla amministrazione e al buon governo della cosa pubblica. Un profilo ritenuto vincente per una sfida elettorale che dopo la traumatica dimissione giudiziaria di Ottaviano Del Turco, non può prescindere dalla “presentabilità” ineccepibile dei candidati.

Ora inizia la battaglia elettorale, che avrà certamente delle notevoli ricadute anche nella vita politica nazionale.

mercoledì 15 ottobre 2008

Abruzzo, Gianni Chiodi è il candidato del PDL

E' ufficiale, Gianni Chiodi è il candidato del centrodestra.

mercoledì 8 ottobre 2008

Abruzzo, il Pd costretto da Di Pietro a correre da solo.

Guerra al Pd. Di Pietro aveva scelto da tempo la strategia come anticipato in diversi post precedenti. A Roma i democratici non avevano capito, fino a ieri pomeriggio quando anche i maggiorenti del partito hanno inteso finalmente la strategia del leader dell’Idv e hanno iniziato ad attaccarlo frontalmente. Ormai il dado è tratto. Di Pietro lancia Costantini, candidato ufficiale dell'Idv da settimane, nel difficile, ma non impossibile compito, di conquistare più voti del Pd.
Del resto i veltroniani dopo una sconclusionata fase preparatoria alle elezioni, si trovano del tutto isoalati; sia daglialtri partiti dell'opposizione, sia dall’opinione pubblica. L’alleanza con l’Udc appare svanita, anche grazie alla sagacia tattica di Di Pietro che nel momento opportuno ha lanciato un duro attacco al partito di Casini. Cesa impegnato nelle doppie trattative ha deciso di scegliere, e non gli è sembrato vero, il contraente con maggiori possibilità di vittoria, ossia il Pdl, addossato a Di Pietro la responsabilità del mancato accordo, ma lasciando di fatto isolato il Pd. Pd che non può certo scavalcare a sinistra l’Idv e trovare una intesa con Rifondazione Comunista. Di Pietro e Ferrero sono ormai in sintonia tanto è vero che l’11 ottobre anche Rifondazione Comunista parteciperà alla raccolta di firme contro il lodo Alfano organizzata da Di Pietro. Del resto la pregiudiziale delle liste pulite, che il Pd non può accettare, resta un vincolo insormontabile anche per i comunisti.

La strategia di Costantini appare chiara già dalle prime dichiarazioni. Pd e Pdl uguali sono. Del Turco è colpevole già prima del processo e la sua maggiore colpa è quella di essere stato il punto di congiunzione degli interessi partitici ed economici in Abruzzo dell’intera casta politica, ovvero sia del Pd sia del Pdl. Una strategia comunicativa che di fatto vuole attaccare al cuore non tanto la destra, quanto proprio gli ex alleati del Pd, con l’obiettivo di superarli in termini di consensi.

Il Pd è davvero all’angolo. Con la fuga dell’Udc verso il Pdl viene meno anche l’ipotesi di candidare un nome non espressione del partito ma che fosse comunque una garanzia di equilibrio. Adesso toccherà a D'Alfonso trovare in fretta un agnello sacrificale, mandato allo sbaraglio inuna campagna elettorale dove appare certa la sconfitta, accerchiato dallo scontato attacco del centrodestra, ma soprattutto dall’irruenza giacobina dell’Idv.

Di Pietro nel passaggio abruzzese vede uno snodo cruciale della sua strategia di avvicinamento alle europee e di rafforzamento del ruolo di leader carismatico dell’opposizione atiberlusconiana, in prospettiva futura e gioca tutte le sue carte per ragiungere i suoi obiettivi.

venerdì 3 ottobre 2008

Abruzzo, Di Pietro gioca con Veltroni come il gatto con il topo.


In Abruzzo la partita delle alleanze e della candidatura a presidente assume la rilevanza di un dossier nazionale, decisivo per le future collaborazioni fra Pd e Idv. Il pressing da Roma di Veltroni e Marini spinge ad allargare la alleanza al centro con una intesa con l’Udc e rimettere così sul tavolo delle trattative anche il metodo della scelta del candidato presidente. Ma Di Pietro non ci sta. L’apertura al centro pone al leader del l’Idv due ordini di problemi: primo, rimetterebbe in discussione l’intesa già trovata con Rifondazione sia sulla pulizia delle liste, sia sul nome dal candidato presidente, secondo, darebbe fiato al Pd per cercare un candidato terzo, (De Laurentis?) depotenziando le aspirazioni dell’Idv sia in termini di prestigio con la candidatura Costantini, sia di consenso.

Di Pietro ha scelto la sua linea. Costantini comunque candidato. Questo è il fulcro della strategia. Il Pd se vuole l’alleanza inoltre deve accettare l’imposizione delle liste pulite. Non bastano i decaloghi di principio elaborati dal Pd. E’ necessario che la purezza dell’alleanza sia visibile con liste immacolate. Il Pd deve rinunciare ai big inquisiti. Di Pietro non transige, dunque.

Il dilemma per Veltroni e i suoi sodali abruzzesi resta arduo da risolvere. Una alleanza umiliante con Di Pietro per tentare una difficile vittoria, o una corsa solitaria che poterebbe non solo ad una sconfitta certa, ma potrebbe trasformasi in una indimenticabile debacle?

lunedì 29 settembre 2008

Abruzzo, il Pd è in confusione.

Il Pd è in confusione. Marini e D’Alfonso tarpano i sogni dei desaperesidos abruzzesi del Pd che cercavano il colpo di mano nella seduta di domani del Consiglio Regionale per far slittare il voto a primavera grazie all’abrogazione della legge anti-sindaci. Il colpo è malamente fallito, con danni di immagini ancora più gravi per il Pd.

L’iniziativa ha allargato le distanze con l’Idv. Appare più lontano un accordo. La situazione è ormai al limite della rottura. Rifondazione comunista intanto apre con convinzione al partito di Di Pietro per cercare in tutti i modi di “isolare” il Pd e spingerlo nelle braccia del partito di Casini. L’ipotesi dei tre blocchi prende dunque sempre più quota. Da Roma arrivano ciò nonostante segnali contrastanti. Gli incontri fra Marini, Veltroni e Casini sembrano dare il via libera all’alleanza neo-centrista, ma le nuove uscite del leader dei democratici riavvicinano almeno a livello mediatico le posizioni del Pd e dell’Idv.

In Abruzzo, oltre al candidato presidente, quello che davvero appare dividere i due partiti è la questione morale. Di Pietro vuole tutto e subito: candidato presidente e liste pulite. Il Pd potrebbe rinunciare al candidato presidente, ma non certo ai voti dei suoi maggiorenti, ancorché imbrigliati con la giustizia. Alla fine potrebbe prevalere il buon senso, almeno così spera il Sindaco di Pescara. La proposta di D’Alfonso a Di Pietro potrebbe contenere il via libera per la candidatura di Costantini a patto che l’Idv accetti che nelle liste dei partiti siano inseriti gli uomini scelti dagli iscritti con le primarie, ovvero anche i candidati “avvisati” o “indagati”. Dunque spetterà a Di Pietro l’ultima parola e prendere la decisione finale: allearsi con il Pd e tentare la battaglia per la conquista della regione, oppure creare il fronte della legalità e giocare una battaglia diretta contro il Pd, la sua vecchia amministrazione regionale e i suoi candidati indagati.

sabato 27 settembre 2008

Scelli o Chiodi? Berlusconi ha già scelto!

Maurizio Scelli o Gianni Chiodi? Silvio Berlusconi la settimana prossima dovrà decidere fra questi due nomi il futuro candidato alla presidenza della regione Abruzzo. Nel tavolo regionale del centrodestra presieduto dal senatore Quagliariello di ritorno dagli Usa è emersa l’esigenza di trovare una sintesi unitaria fra i maggiorenti di Forza Italia e mettere nelle condizioni il Presidente del Consiglio di scegliere fra quelli che fin dall’inizio erano considerati dal leader azzurro le due più valide alternative per il delicato incarico.

A favore di Scelli c’è l’indubbia consuetudine con Berlusconi. La “notorietà” nazionale del personaggio, una certa dimestichezza con il mondo cattolico e vaticano in particolare. Chiodi al contrario non ha mai incontrato personalmente il leader azzurro. Eppure sul tavolo del Cavaliere da almeno 4 settimane sono adagiati dossier e sondaggi settimanali che delineano dell’ex sindaco di Teramo il profilo di un candidato autorevole, innovativo e percepito come abile amministratore.

Berlusconi è uomo pragmatico e deciderà in base alle reali opportunità di vittoria che i due papabili hanno. Sa che occorre offrire agli abruzzesi il candidato “migliore” in questo particolare momento, senza considerare i problemi in casa Pd che rendono solo sulla carta più facile la partita. Ma Berlusconi è anche un uomo che del legame affettivo con i propri più fidati sodali ha fatto una ragione di vita professionale e politica. Scelli ha rivestito ruoli importanti mediaticamente nel precedente governo Berlusconi, su tutti l’operazione in Iraq che lo ha visto protagonista nella liberazione delle due Simona; ma ha anche fallito appuntamenti squisitamente politici, come quando a Firenze organizzò un evento rivelatosi un grande flop dal punto di vista mediatico a causa della scarsa partecipazione di sostenitori.

Lo stesso Scelli è consapevole che il pericolo più grande per lui è rappresentato da Gianni Chiodi; non lo ha tenuto nascosto e le uscite pubbliche, con riferimenti critici alla modalità di scelta del candidato presidente e al grande affollamento dei possibili candidati, sono apparse in realtà attacchi mirati proprio contro ’ex sindaco di Teramo. Quest’ultimo in realtà ha passato, dopo le dimissioni, un mese di settembre in gran silenzio. Nessuna intervista, nessun intervento pubblico, qualche gentile risposta a telefonate dei giornalisti locali e dei giornalisti delle testate nazionali che hanno iniziato ad ascoltare rumores romani su questo nuovo nome della politica abruzzese.

Del resto quello che conta in questa partita è avere le carte in regola per poter essere considerati degni della candidatura. Il dossier Chiodi è sulla scrivania di Berlusconi, il dossier Scelli è invece nella testa e nella memoria del leader azzurro. Probabilmente la scelta è già stata fatta, ma in caso di dubbio finale, una parola decisiva per l’uno o per l’altro potrebbe arrivare dall’insostituibile Gianni Letta.

venerdì 26 settembre 2008

Alitalia, Toto e la nuova lite tra Veltroni e Di Pietro

C’è un filo rosso che lega la vicenda Alitalia e le elezioni in Abruzzo. Quel filo rosso si chiama mister Toto. Il patron di Air One è legato a doppio filo alla politica nazionale e locale. Un nipote deputato nelle file del Pdl ed una certa consuetudine con Berlusconi da un lato ed dall’altro una amicizia solida con il coordinatore regionale del Pd abruzzese e sindaco di Pescata Luciano D’Alfonso.

La positiva conclusione della trattativa Alitalia consolida la posizione dell’imprenditore abruzzese nel palcoscenico dei big dell’economia italiana e in un sol colpo cancella le tante preoccupazioni finanziarie che la compagnia dell’airone stava attraversando. L’accordo raggiunto, e di cui Veltroni si sta assumendo grandi meriti, non piace affatto però all’ex alleato Antonio Di Pietro. Ieri sera in tv alla trasmissione Annozero di Santoro il leader dell’Italia dei valori ha utilizzato il suo doppio passaporto autodichiarandosi “abruzzese” per indicare come conoscesse bene la vicenda Air One e come l’iniziativa di Veltroni non solo non fosse stata risolutiva, ma che anzi riportasse il Pd nell’orbita “filogovernativa”. Le distanze dunque fra Veltroni e Di Pietro riprendono ad allargarsi. Inevitabilmente con conseguenze anche in Abruzzo.

Il Pd regionale ha deciso di dare vita alle primarie per scegliere i candidati, aperte anche agli inquisiti e soggetti sottoposti a giudizio. Dunque il ticktack di Di Pietro e di Rifondazione Comunista è caduto nel nulla. Il Centro di questa mattina inoltre riportava la notizia di decisivo incontro fra Veltroni e Casini in vista dei prossimi appuntamenti elettorali. Udc e Pd sembrano aver stretto un patto sia per le provinciali di Trento e le regionali in Abruzzo, sia per le amministrative di primavera. Si profila dunque al momento una sfida con tre coalizioni principale: il Pdl, il Pd-Udc e l’Idv con le sigle di sinistra con il candidato Costantini.

mercoledì 24 settembre 2008

Primarie in Abruzzo, la mossa disperata del Pd.


Il Pd cerca di uscire dall’empasse in cui si trova dopo la vicenda dall’arresto del governatore Del Turco e la conseguente strategia d’attacco di Di Pietro. Lo fa lanciando l’idea delle primarie, attraverso una intervista all’europarlamentare Lolli a Il Centro. Far scegliere agli elettori il candidato presidente fra tutti i partiti del blocco antigovernativo. Due in sintesi gli elementi decisivi per l’operazione: un accordo amplissimo dall’Udc ai partiti della sinistra radicale e “costringere” Di Pietro a far partecipare il suo candidato Carlo Costantini al gioco delle primarie.

L’operazione appare disperata e avviata all’aborto, soprattutto perché non affronta alcuni dei nodi decisivi nel rapporto fra i partiti del centrosinistra e in particolare nel rapporto fra Veltroni e Di Pietro. Innanzitutto la questione morale posta con forza dall’Idv. Nessun candidato inquisito, dice Di Pietro. Ovvero i big del Pd abruzzese fuori dalle liste del centrosinistra e di conseguenza le urne vuote dei loro tantissimi voti per il partito di Veltroni. In secondo luogo la necessità di allargare la coalizione del centrosinistra, se da un lato rappresenta per il Pd una scelta obbligata per poter tentare la disperata impresa di una vittoria, dall’altro non fa i conti con le resistenze dei partiti radicali, che di aver in squadra gli uomini di Casini non hanno nessuna voglia. Inoltre non tiene conto della volontà di Di Pietro, non tanto di conquistare la poltrona di governatore, quanto di far divenire l’Idv il partito di riferimento del centrosinistra in Abruzzo. Cosa più facilmente ottenibile con un proprio candidato presidente o in coalizione con il Pd o anche in sfida diretta contro il partito dell’inquisito Del Turco.

Dinnanzi al Pd resta una strada strettissima: sfidare Di Pietro per salvare una propria identità e autonomia politica, consci della sicura sconfitta elettorale, o piegarsi alle volontà del leader dell’Idv per tentare di conservare la regione, ma con il rischio di subire un umiliante sorpasso numerico da parte dello stesso Di Pietro e ritrovarsi eventualmente come governatore Carlo Costantini che del segretario regionale del Pd e sindaco di Pescara Luciano D’Alfonso è un acerrimo nemico.

Primarie in Abruzzo, la mossa disperata del Pd.


Il Pd cerca di uscire dall’empasse in cui si trova dopo la vicenda dall’arresto del governatore Del Turco e la conseguente strategia d’attacco di Di Pietro. Lo fa lanciando l’idea delle primarie, attraverso una intervista all’europarlamentare Lolli a Il Centro. Far scegliere agli elettori il candidato presidente fra tutti i partiti del blocco antigovernativo. Due in sintesi gli elementi decisivi per l’operazione: un accordo amplissimo dall’Udc ai partiti della sinistra radicale e “costringere” Di Pietro a far partecipare il suo candidato Carlo Costantini al gioco delle primarie.

L’operazione appare disperata e avviata all’aborto, soprattutto perché non affronta alcuni dei nodi decisivi nel rapporto fra i partiti del centrosinistra e in particolare nel rapporto fra Veltroni e Di Pietro. Innanzitutto la questione morale posta con forza dall’Idv. Nessun candidato inquisito, dice Di Pietro. Ovvero i big del Pd abruzzese fuori dalle liste del centrosinistra e di conseguenza le urne vuote dei loro tantissimi voti per il partito di Veltroni. In secondo luogo la necessità di allargare la coalizione del centrosinistra, se da un lato rappresenta per il Pd una scelta obbligata per poter tentare la disperata impresa di una vittoria, dall’altro non fa i conti con le resistenze dei partiti radicali, che di aver in squadra gli uomini di Casini non hanno nessuna voglia. Inoltre non tiene conto della volontà di Di Pietro, non tanto di conquistare la poltrona di governatore, quanto di far divenire l’Idv il partito di riferimento del centrosinistra in Abruzzo. Cosa più facilmente ottenibile con un proprio candidato presidente o in coalizione con il Pd o anche in sfida diretta contro il partito dell’inquisito Del Turco.

Dinnanzi al Pd resta una strada strettissima: sfidare Di Pietro per salvare una propria identità e autonomia politica, consci della sicura sconfitta elettorale, o piegarsi alle volontà del leader dell’Idv per tentare di conservare la regione, ma con il rischio di subire un umiliante sorpasso numerico da parte dello stesso Di Pietro e ritrovarsi eventualmente come governatore Carlo Costantini che del segretario regionale del Pd e sindaco di Pescara Luciano D’Alfonso è un acerrimo nemico.

lunedì 22 settembre 2008

Il futuro governatore d'Abruzzo? I giornali puntano su Chiodi

"… Gianni Chiodi, sindaco di Teramo, che il centro-destra più illuminato considera il candidato Governatore ideale."
Il Sole 24 Ore - 14 settembre 2008

"L’homo novus ci sarebbe: Gianni Chiodi. Il suo dossier è sulla scrivania del Cav."
Il Foglio - 9 settembre 2008

"In pole position il sindaco di Teramo Gianni Chiodi…"
Libero - 6 settembre 2008

"… gran parte del Pdl abruzzese storce la bocca, preferendo, l’ex sindaco di Teramo, Gianni Chiodi."
Panorama - 11 settembre 2008

"… l’unico di cui tutti parlano bene è il sindaco di Teramo, Gianni Chiodi, commercialista di 47 anni."
Panorama - 24 luglio 2008

venerdì 19 settembre 2008

Il Pdl ha il nome, ma occorre farlo digerire a tutti.


Un uomo che coniughi esperienza amministrativa e novità. Un uomo che sia la sintesi di una ipotesi politica che si fonda prima sulla squadra di governo e sul programma e poi sulla sua personalità. Un uomo che dimostri che il Pdl con i suoi alleati è la migliore risposta per ridare all’Abruzzo un governo capace di governare. Quagliariello a Pescara nella conferenza stampa tenuta insieme al coordinatore regionale di Forza Italia Pastore ha dato molte indicazioni di metodo, senza conceder molto ai giornalisti eccitati nel sapere il nome del candidato governatore del centrodestra.
Molti nomi ancora nella rosa, sono una forza e non un segnale di confusione. I tempi per decidere sono stretti. Quagliariello lo sa, ma il suo compito in Abruzzo sembra più che di scegliere il candidato presidente quello di accompagnare in un percorso di accettazione unanime tutti quelli che si sentono ancora in corsa e che invece saranno messi da parte.

lunedì 15 settembre 2008

Di Pietro lancia l'OPA al Pd

Non solo la leadership e il candidato presidente imposti al Pd, ma soprattutto una vera e propria Offerta Pubblica d’Acquisto all’elettorato di Veltroni e D’Alfosno. Obiettivo: divenire il primo partito del centrosinistra abruzzese. Le condizioni per l’incredibile colpo ci sono tutte. La candidatura di Carlo Costantini potrebbe significare la creazione mediatica di una alleanza non più e non solo etichettabile come di centrosinistra, ma di un vero e proprio “Polo della Legalità”. Aperto alla collaborazione della sinistra più radicale, con l’esclusione dell’Udc. Ma soprattutto con la probabile discesa in campo virtuale, ma mediaticamente reale, di Beppe Grillo attraverso una sua lista ufficiale. Operazione vincente? È presto dirlo, visto che ancora non si conoscono le forze in campo nel centrodestra, ma poco importa. Per il momento quello a cui davvero punta Di Pietro è l’effetto mediatico di carattere nazionale che la mossa sta già provocando: Veltroni spiazzato e prime aperture di esponenti del Pd, Parisi fra tutti, al progetto locale e nazionale dell’Idv. L’operazione sorpasso ai danni dello stesso Pd in termini di consenso elettorale potrebbe essere più che un azzardo un progetto dunque realizzabile. Tutto in un quadro di crescita del partito in vista delle europee di primavera e per “conquistare” la vera leadership della opposizione al governo Berlusconi in vista dei futuri appuntamenti elettorali.

Di Pietro come sempre si muove con scaltrezza, e poco importa che l’Idv facesse parte del governo Del Turco. Il tema mani pulite è un marchio registrato di proprietà del leader dell’Idv. Ogni volta che una procura indaga, arresta e processa la classe dirigente o politica, Di Pietro corre in soccorso del popolo tradito e della democrazia ferita. E anche in Abruzzo il silenzio reticente del Pd nel sostenere e difender Del Turco al momento dell’arresto ha prodotto una debolezza strutturale del partito di Veltroni dinnanzi alla opinione pubblica, che si è ora tradotta in una incapacità di governare i rapporti con gli alleati. Di Pietro ha saputo assumere su di sé la piena legittimazione “morale e politica” di “governare” la coalizione, in assenza di una capacità da parte del Pd di gestire con coerenza questo drammatico evento.

sabato 13 settembre 2008

Di Pietro lancia Costantini come candidato del centrosisnitra


Live video by Ustream


Antonio Di Pietro lo aveva annunciato e a Vasto all'apertura del incontro nazionale dell'Idv ha fatto la mossa. Carlo Costantini è il nome che lancia sul tavolo virtuale del centrosinistra, come possibile candidato del "polo della legalità" da oppore al candidato del Pdl. Ora tocca al Pd uscire dal'angolo, per trovare una alternativa ad una candidatura che potrebbe risultare letale per il consenso del Pd.

venerdì 12 settembre 2008

Elezioni, il Pd non sa ancora con chi allearsi!


E’ necessario dare uno sguardo ai dati elettorali in Abruzzo delle ultime elezioni politiche per comprendere i movimenti dei partiti in vista del voto regionale. Il Pdl alleato al Mpa raggiunse in aprile il 43,19% contro il 40,50% della coalizione formata dal Pd e dall’Idv. Uno scarto inferiore al 3%.Le coalizioni presenti sulle schede elettorali il 30 novembre saranno molto probabilmente ben diverse. Ecco che i 48.000 voti dell’Udc, pari al 5,86% iniziano ad essere un obiettivo strategico per entrambi gli schieramenti.

E’ il Pd a dover assumere le scelte strategiche più impegnative, dopo la bufera dell’indagine della Procura di Pescara che ha costretto Del Turco alle dimissioni. L’eventuale alleanza del Pd con l’Udc però lascerebbe fuori dalla coalizione i partiti alla sinistra del Pd, che ad aprile raccolsero in totale oltre il 5%. L’alleanza verso il centro, rinunciando al candidato presidente e ai voti della sinistra radicale da un lato o dall’altro l’alleanza subalterna con Di Pietro e la sinistra radicale subendo però una campagna elettorale impostata dall’alleato sulla questione morale e sul rinnovamento della classe dirigente? Di fatto un percorso che potrebbe significare il ribaltamento del peso elettorale all’interno del centrosinistra a favore dell’Idv.

Esiste una tersa ipotesi, ma appare la strada più ardua: una coalizione amplissima, dall’Udc ai comunisti, di contrasto al candidato del centrodestra, guidata da un uomo di sintesi espressione del Pd. Ad oggi questa appare l’ipotesi più difficile da raggiungere, nonostante il forte impegno in tal senso profuso dal sindaco di Pescara e coordinatore regionale del Pd, Luciano D’Alfonso.

Le trattative sono in corso, mentre l’incidente probatorio nel processo a Del Turco, distrae l’opinione pubblica abruzzese.

Berlusconi prepara la trappola a Casini, pensando all'Abruzzo.


Berlusconi sfida Casini. La legge elettorale per le europee prevedrà la soglia di sbarramento al 5%. Non ci sono dubbi o tentennamenti. Un segnale forte lanciato dal premier al leader bolognese, proprio mentre si rincorrevano voci di una possibile trattativa in vista di un rientro dell’Udc nel centrodestra. Ma la scelta di Berlusconi potrebbe nascondere, più che un disinteresse ai voti e al simbolo scudocrociato, una tattica aggressiva per ottenere fin da subito il ritorno a casa del figliol prodigo. Ovvero al primo appuntamento elettorale in calendario: le regionali d’Abruzzo.

I sondaggi effettuati dal cavaliere non destano preoccupazioni, ma con la presenza anche dell’Udc nel centrodestra la partita in Abruzzo sarebbe di certo più in discesa. Ecco che allora bisogna accelerare la trattativa, proprio con una mossa aggressiva e perentoria, per mettere nelle condizioni Casini di non poter giocare alla tattica dei due forni nelle varie contese locali da qui a primavera.

Casini al momento prende tempo e in regione proseguono le trattative. Soprattutto fra Pd e Udc per verificare una ipotesi di accordo che prevedrebbe la candidatura a Presidente del democristiano De Laurentis. L’Idv storce il naso, preferendo un suo uomo candidato, Carlo Costantini, capace di far convergere anche i partiti della sinistra radicale, che in caso di alleanza del Pd con l’Udc si chiamerebbero fuori dalla coalizione.

A nenache 90 giorni dal voto la situazione appare ancora molto confusa. Alleanze incerte, candidati in attesa di “benedizioni” romane e riflettori sempre puntati sulle aule di tribunale.

giovedì 11 settembre 2008

Il Foglio dixit: dossier su Chiodi sulla scrivania di Berlusconi

9 Settembre, 2008

Il Cav. d’Abruzzo ha un nome pronto per allargare al centro il Pdl

di Francesco De Remigis

Roma. “Un partito liberale non chiude le porte a nessuno, figuriamoci a chi appartiene alla stessa famiglia europea e professa identici valori di fondo”. Eccolo il leit motiv del nuovo centrodestra italiano.Indicato direttamente nei giorni scorsi da Silvio Berlusconi, i colonnelli azzurri lo adoperano ora per superare le perplessità di An su un possibile accordo con l’Udc. A oggi, limitato alle elezioni abruzzesi del 30 novembre. Il Cav. non ha mai nascosto che “sarebbe auspicabile” ricompattare il voto dei moderati. In via dell’Umiltà l’Abruzzo viene dunque considerato soltanto un punto di partenza.Pur di convincere An a superare quelli che gli azzurri definiscono “piccoli mal di pancia”, Silvio Berlusconi ha avviato un dialogo con il reggente Ignazio La Russa, una strategia che in verità gli sta riservando qualche piccola lamentela da parte dei suoi. Per esempio quella per aver inaugurato, quasi in solitaria con An, la trattativa sui futuri coordinatori regionali: quello pugliese sarà molto probabilmente Adriana Poli Bortone (An) e non un colonnello azzurro come gli era stato chiesto. Un segnale per An certamente positivo. Ma il Cav., in vista della costituente del Pdl, è deciso a comunicare molto francamente con l’alleato e le elezioni abruzzesi offrono la possibilità di chiarire definitivamente che il Popolo della libertà deve nascere come un soggetto “aperto a tutti”. Daniela Santanchè compresa e certamente Casini. Un incontro tra il Cav. e il leader Udc è già in preparazione, perché entro quindici giorni, Silvio Berlusconi punta a elaborare un’alleanza di massima per l’Abruzzo. Prima su un programma comune, poi sul candidato.
L’homo novus ci sarebbe: Gianni Chiodi. Il suo dossier è sulla scrivania del Cav. con un suggerimento: puntare sull’ex sindaco di Teramo, e non sui colonnelli azzurri, per facilitare un accordo. Assieme all’Udc, Chiodi ha governato Teramo con buoni risultati e, non appartenendo all’establishment forzista, potrebbe essere sostenuto da An.
Sicché, da un secco “no” agostano, anche il reggente La Russa pare aver ammorbidito le sue posizioni. “L’intesa con l’Udc non viene esclusa”; ha chiarito che c’è da superare “la politica dei due forni”e quella “delle mani libere”. Ma in via dell’Umiltà sostengono che la direzione di marcia sia ormai tracciata: “Con An stiamo discutendo da tempo di elezioni abruzzesi, ora abbiamo iniziato a farlo con Casini, che sembra orientato a convergere verso un patto comune”. Il leader Udc è stato a Pescara nel fine settimana. Lì ha espresso la piena disponibilità a confrontarsi su un programma, “presupposto di ogni alleanza”, e ha evocato una “discontinuità con le passate amministrazioni”. D’altronde, ha chiarito ieri, con la scelta di correre da solo alle politiche “non è che abbiamo fatto voto di castità”.

A Gubbio il dossier Abruzzo.


A Gubbio si parla di Abruzzo. I maggiorenti di Forza Italia e del Pdl si ritrovano da oggi a sabato a Gubbio per il seminario di formazione dei giovani del partito azzurro, ormai divenuta la tradizionale kermesse di inizio settembre del centrodestra, organizzata dal Ministro della Cultura Sandro Bondi. All’appuntamento non dovrebbe mancare il dimissionario sindaco di Teramo Gianno Chiodi, considerato da più parti come la migliore scelta possibile nel centrodestra a ruolo di candidato presidente.

L’occasione è ghiotta per parlare a quattrocchi con le personalità più rilevanti del partito e vicine al Presidente Berlusconi. Il premier ha infatti in programma per la giornata del 16 settembre una riunione per affrontare il dossier Abruzzo e decidere con ogni probabilità il candidato per il Pdl. Il tema certamente è stato anche oggi preso in esame con Gianni Letta, visto che in Consiglio dei Ministri il governo ha deciso di commissariare la sanità abruzzese, senza però aggravarla di nuove tasse, alla presenza del vice presidente reggente Paolini.

Nella rosa dei papabili candidati restano al momento oltre a Chiodi, il parlamentare di AN Di Stefano e l’ex commissario della Croce Rossa Maurizio Scelli.

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